Pensieri sulla Prima guerra Mondiale

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La Prima guerra mondiale secondo me e gli occhi di un bambino
La guerra fa male a tutti, a quelli che avevano tutto e a quelli che non avevano niente.
La guerra è così, arriva, appoggia il suo “zaino” e tira fuori una sfera… Una sfera “nera”.
Questa sfera contiene il buio, le loro ultime urla, le loro lacrime, gli intensi attimi di sofferenza… Perché ha già scelto le sue vittime…
Ma le lacrime di chi? Le urla di chi? La sofferenza di chi? Di chi ha dato la vita in guerra, di chi ha lasciato la propria famiglia per la così detta patria.
Una volta tirata fuori la sfera, non ci si può fare niente.
Sembra strano ma è come se a contatto con l’aria si “accenda” e con una forza centrifuga sovraumana “risucchiasse” il tempo, perché senza accorgercene la guerra è già iniziata…
Magari non fisicamente, ma cresce negli animi degli interessati; cresce inizialmente sottoforma di rabbia, poi diventa ira e l’ira porta all’odio (“la rabbia porta all’ira e l’ira porta all’odio” – Yoda, Star wars).
E man mano che i giorni passano “l’odio” diventa difficile da colmare…
Tutto sembra “normale” fino a che qualcuno non pronuncia la seguente frase: dichiaro guerra a … perché…
La guerra è così, una settimana prima la tua vita sembra “andare normalmente” ma poi, purtroppo, ci si accorge che non è così…
La Prima guerra mondiale è stata sconvolgente, e ha lasciato dietro di sé una scia di corpi, corpi di soldati, padri, mariti, fratelli…
Oggi è il 4 Novembre, un giorno importante, è strano pensare che lo stesso 4 Novembre del 1918 entra in vigore l’armistizio (patto di Villa Giusti) facendo terminare così la Prima guerra mondiale.
E’ giusto in questo giorno così importante ricordare tutti i soldati, militari, uomini che hanno combattuto per noi.
E’ giusto anche ricordare le donne, e quella sepolta e Redipuglia, che lavorò a servizio dei poveri soldati stanchi, e feriti… pronta ad assistere chi, purtroppo, in fin di vita.
Ma pochi si sono chiesti che cosa ne pensano i bambini.
Beh, non posso parlare per tutti, no, sicuramente no, non ne ho il diritto; però in questi anni c’era un bambino, infatti è di lui di cui voglio parlare…
Un bambino che vede il mondo con un “filtro” che rende ai suoi occhi il mondo come dovrebbe essere; questo bambino è affacciato dal balcone incuriosito, dall’alto vede la guerra.
Non sembra spaventato, anzi è divertito: gli sembra di assistere a un film, e attento osserva tutta la scena.
Ma poi, ad interrompere questa sua quiete è un rumore, alza gli occhi…
Una bomba sta cadendo verso la sua città, forse un po’ più lontano, (perché la sua casa e tutte quelle che riusciva a vedere più avanti rimasero intatte).
E mentre la bomba cade, lui ride, perché ai suoi occhi tutto è un gioco. Non è ancora consapevole di ciò che stava accadendo.
Ecco una cosa che la guerra, la sfera nera, non potrà mai togliere: la speranza, il filtro, la voglia incolmabile di giocare dei bambini.
Alcuni di questi però piangono (giustamente) perché la guerra li ha resi consapevoli del male che può fare l’essere umano. E soffrono di quello che la guerra gli ha portato via.
Chiara Sigmund, classe III
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La prima guerra mondiale, detta anche la Grande Guerra, iniziò, per l’Itlaia, nel 1915, e terminò nel 1918.
Il 4 novembre non è un giorno di vittoria per l’Italia, ma anzi si commemora la fine della fatica, della fame, ma soprattutto la fine di tutte le violenze.
Il popolo italiano, per la sua bandiera, prese spunto da quella francese, ma sostituì il blu con il verde.
Ogni colore ha un preciso significato: il verde sta per la speranza, il bianco sta per la fede, il rosso per l’amore.
Secondo un’altra interpretazione, il verde sta per i prati, il bianco sta per i ghiacciai ed il rosso per il sangue dei soldati caduti in guerra per la patria.
Chi commette un villiopendio, ovvero un’offesa sulla bandiera nazionale, viene accusato e quindi condannato.
Manuel Petris, classe I
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4 novembre
Dopo più di tre anni di guerra, dopo tutti i sacrifici, dopo tutto il sangue perso, dopo tutti i soldati morti, dopo tutti i pianti e dopo tutte le ferite mortali, la guerra è finalmente giunta al termine.
Il pianto di felicità di quei pochi sopravvissuti è incredibile!
La guerra è veramente finita?
Beh, sì; però torniamo un po’ indietro, magari al maggio del 1915, quando la guerra era appena iniziata.
La probabilità di tornare vivi dalla guerra era davvero bassissima, ma quei giovani militari hanno scelto di sacrificarsi per il popolo.
È un momento tristissimo, però non si può fare diversamente.
I morti di quella guerra, chiamata anche “Grande guerra”, sono un numero spaventoso; il numero totale si aggira intorno ai 15 milioni. Praticamente, significa che di norma ne morivano 15 mila al giorno. Questo vuol dire che in una settimana, il numero di morti era pari all’intera popolazione di Udine – pensate un po’.
Adesso vi vorrei fare riflettere su un punto.
Immagino conosciate tutti Redipuglia, uno dei luoghi in cui si è svolta la guerra e lo stesso dove sono sepolti più di 100 mila militari caduti in battaglia.
Ecco: adesso immaginate di fare una gita in quei campi ad ottobre o novembre. Anche se sarete coperti con giacca, sciarpa e guanti, sentirete comunque tanto freddo; o per meglio dire, un freddo glaciale, a causa della Bora di Trieste. In quel momento sentirete l’esigenza di andare a casa a riscaldarvi, a bere, magari, una cioccolata calda.
Ma adesso pensateci: immaginate di essere a quei tempi, feriti, senza vestiti pesanti addosso e costretti a farlo per anni! Guardate, non so a voi, ma a me viene un gran freddo solo a pensarci!
Per concludere vorrei parlare dell’Ignoto. Come sapete ci sono stati molti morti, ognuno dei quali è stato sepolto con nome e cognome: questo per poterli ricordare nei nostri cuori e poter meglio ricordare, per sempre, il loro sacrificio.
Ci sono però delle persone di cui non si conosce la vera identità: essi si definiscono “ignoti”.
Dove voglio arrivare con questo… Voglio solo dire che ANCHE LORO si sono sacrificati per il popolo, anche se non se ne conosce il nome.
Vi invito, quindi, a fare venti secondi di silenzio per ricordarli.
Mattia Gino Codutti, classe I
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Notizie sull’Italia e la sua Bandiera, e la I Guerra Mondiale
Nel 1861 l’Italia scelse una bandiera di 3 bande verticali di color bianco rosso verde chiamata ancor oggi Tricolore; in tale data non si era ancora realizzata la totalità dell’Unità Nazionale. Questi colori per la patria significano:
  • il bianco rappresenta i ghiacciai
  • il rosso rappresenta il sangue versato per libertà della patria
  • il verde i prati italiani
  • La Bandiera è sacra, se, infatti, essa viene sfregiata si può accusare il cittadino che ha commesso tale atto di vilipendio. La nostra Bandiera è comparsa per la prima volta a Reggio Emilia il 7 Gennaio 1797.
L’Italia ha partecipato alla Prima Guerra Mondiale (1914-1918). Entrammo in guerra nel 1915 a fianco delle Nazioni che facevano parte della Triplice Intesa (Francia, Inghilterra e Russia) contro l’Impero Austro- Ungarico e la Germania.
L’Italia si schierò contro l’Austria perché, per completare la propria Unità Nazionale, mancavano i territori del Trentino e della Venezia – Giulia. Tali territori appartenevano alla nazione austriaca ma erano storicamente italiani.
La guerra, per l’Italia, iniziò precisamente il 24 maggio 1915.
Essa fu lunga e stancante perché divenne una guerra di posizione. Guerra di posizione significa che gli eserciti avversari impiegano molto tempo per conquistare poco terreno.
Le condizioni di vita dei militari erano difficilissime: essi, infatti, vivevano e combattevano nelle trincee – grossi canali scavati nel terreno.
Ricordo a tal proposito un’ escursione estiva con il papà sul Pal Piccolo, vetta delle Alpi Carniche che si trova vicino a Paluzza. Papà mi ha spiegato gli avvenimenti lì successi; pensate che la vetta ha una superficie simile come dimensioni a un campo da calcio e che ogni giorno morivano moltissimi soldati giovani per difendere la propria Patria.
Da una parte c’erano gli Italiani, dall’altra si trovavano gli Austriaci. Appena un soldato si alzava per uscire dalla propria trincea, veniva quasi sicuramente colpito dai cecchini avversari.
Proprio sul Pal Piccolo è stato allestito un museo all’aperto in cui ancora oggi si possono vedere in vetta le strutture militari italiane ed austro-ungariche.
Lo stesso giorno, una volta terminata l’escursione, siamo scesi verso Paluzza, e papà si è fermato per farmi vedere il Santuario di Timau, un cimitero dove si trovano i resti di moltissimi militari Italiani. Mi ha colpito vedere che i soldati avevano al massimo 23 anni, e in particolare ha catturato la mia attenzione la lapide di un tenente con la medaglia d’oro al Valor civile. Sulla lapide c’era scritto che lui si buttò in mezzo al campo di battaglia tra le 2 trincee e riuscì ad arrivare fino alla trincea austriaca uccidendo molti soldati austriaci ma sacrificando la sua vita come da ordine del comandante.
La guerra ebbe diverse vicende. Nel 1917 l’esercito italiano fu sconfitto a Caporetto, cittadina slovena, vicino a Cividale. I soldati Italiani si ritirarono per circa 150 km fino al fiume Piave in Veneto per difendersi e riorganizzarsi.
Fu quindi cambiato il Generale comandante, da Cadorna a Diaz.
L’anno dopo (Ottobre 1918), gli Italiani fecero un contrattacco decisivo e sconfissero gli Austriaci nella famosa battaglia di Vittorio Veneto: la Guerra si è conclusa con la nostra vittoria il 4 Novembre 1918. L’Italia tornò cosi ad avere Trento e Trieste nel suo territorio.
Tutto questo fu pagato con la perdita di 600 000 giovani militari Italiani.
A casa di mio nonna ho potuto vedere e toccare la medaglia data a mio bisnonno per aver partecipato a questa terribile Guerra. Era uno dei mitici ragazzi del 99 ( 1899) sempre in prima linea durante i combattimenti. Fortunatamente lui è sopravvissuto.
Mi viene in testa come conclusione questa frase: “Ma ne è valsa la pena?”
Mattia Toffoletti
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Riflessioni sul 4 novembre
Omaggio a voi,
Eroi della Patria,
che avete acclamato la vittoria e la pace, sia per i vittoriosi, sia per gli sconfitti, mettendo fine a dei giorni che hanno distrutto case, distrutto scuole, distrutto i cuori e la speranza del popolo di vivere serenamente per qualche periodo.
C’è stato qualcuno contrario alla serenità, e voi, obbligati, avete combattuto.
Eravate giovani, eravate padri, avevate dei figli ed una moglie da salutare e abbracciare ad aspettarvi ad casa. Avevate ancora la vita davanti agli occhi: la guerra ve li ha coperti, ve li ha estirpati, e vi ha togliendovi la possibilità di scegliere.
E mentre non vedevate, la guerra ha cambiato tutto; e quando finalmente vi ha fatto rivedere, le donne erano costrette a medicare i feriti, pregando che i loro cari fossero ancora vivi.
E voi? Che cosa potevate fare?
La guerra era la guerra, la gente moriva, questo vi era stato insegnato.
Oltre alle case, la guerra ha tolto tante delle vostre vite.
Ma un motivo al vostro sacrificio c’è stato: quello di donarci la libertà che abbiamo.
E noi? Cosa possiamo fare?
Abbiamo provato ad onorarvi e ringraziarvi, e uno di questi mdi è la celebrazione a cui partecipiamo in questo momento, così che la vostra vita non sia stata sprecata; e per ricordarla, perché per noi, ma per tutto il mondo, voi siete dei salvatori.
Nicole Antoniutti, classe III
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Pensieri sulla Prima guerra Mondialeultima modifica: 2020-05-21T21:58:38+02:00da camillo-scuola