PARLANO DI NOI

I ragazzi di don Villa

Friuli

Arrivò in Friuli nel maggio del 1976, per aiutare i terremotati di Tarcento. Non è più ripartito e la scuola che nacque tra le tende è diventata una cooperativa che oggi ha quasi trent’anni, tre classi medie con più di 60 studenti

Percorrendo verso nord la statale 13 che da Udine giunge in Austria, si attraversa la regione del Picolit, il rosso friulano, del formaggio Montasio e del prosciutto di San Daniele. Ma non siamo qui per una gita gastronomica.
Non c’è più traccia visibile di quel tragico 6 maggio 1976, che in pochi minuti sconvolse il Friuli: alle 21.01, scosse del 10° grado della scala Mercalli rasero al suolo tutta la zona a nord di Udine. Circa mille i morti, 70.000 i senzatetto.
Non ci sono più macerie o case ancora da ricostruire. In quell’occasione i friulani, pur tra mille difficoltà, diedero prova di una infaticabile forza d’animo, tenacia e di una operosità che forse l’Italia non sapeva di avere tra la sua gente. E stando qui anche poche ore, come è capitato a noi, si intuisce che questa è gente lavoratrice, che non ha paura della fatica e del sacrificio, e che sa quanto vale la vita. In una parola, essenziale.
Lasciamo la statale per svoltare verso Tarcento, un paese alle falde delle Prealpi Giulie. Siamo venuti per visitare una scuola che nacque proprio durante i giorni del terremoto.

Arrivo alla scuola
È l’ora di pranzo ed entriamo nella Domus Mariae, una bella costruzione di proprietà della parrocchia di Tarcento, che accoglie gratuitamente le tre classi della scuola media, per un totale di oltre 60 bambini. Al centro un cortile, dove molti bambini giocano a palla. Don Antonio Villa ci accoglie in una sala di un prefabbricato donato ai terremotati dalla Caritas austriaca, dove mangiamo. Insieme a noi una dozzina di ragazzi delle superiori: «Molti sono ex alunni della scuola», ci spiega Villa, «vengono qui, mangiamo insieme, recitiamo l’Ora media, quindi loro studiano». Poi, rivolgendosi a una ragazza: «Elena, come stai? Hai la faccia stanca». Ha quel tono particolare nella voce di chi ha in mente ognuno di quei ragazzi, la loro storia. In questa stanza c’è una piccola famiglia, dove ognuno è importante, si sente voluto bene, e può essere tranquillamente quello che è.
Sono le 14.30. È il momento della ripresa delle attività scolastiche dopo la pausa del pranzo. Il salone attiguo si riempie dei bambini delle tre classi
http://www.tracce.it/?id=266&id2=219&id_n=6102medie. È un vociare, ma presto sono compostamente seduti ai banchi.
Don Villa al microfono riprende il testo di un canto fatto al mattino, parla del carnevale. Nella giornata scolastica questo è un momento fisso. «Anche al mattino, prima che inizino le lezioni – ci dice don Villa – si fa l’appello, un canto e poi tutti in classe. Per iniziare la giornata e per riprendere nel pomeriggio bisogna gasarli un po’, devono sentire che siamo insieme. Per vivere. E bastano due parole, pochi minuti».

La cooperativa scolastica
« Dov’è Raffaele? – chiede Villa -. Chi sa perché non c’è Raffaele? Ah, giusto, lo so io. È andato a tagliare la legna con i suoi genitori. Bambini, è un punto di merito questo per lui. Quando lo vedrete, tenetelo presente».
I bambini tornano nelle loro classi per il doposcuola, così abbiamo un po’ di tempo per parlare.
« Fin dalla sua origine – racconta don Villa -, da quando cioè era una semplice tenda per i bambini terremotati, ho voluto che la scuola fosse assolutamente gratuita e vi assicuro che dopo trent’anni posso dire che è un’avventura possibile. Riceviamo contributi regionali, ci sono molte donazioni, c’è chi offre il proprio tempo e il proprio lavoro gratuitamente, ma legalmente siamo una cooperativa scolastica, il cui scopo è lavorare insieme per imparare a vivere. Ciò comporta che io, il bambino e il genitore portiamo insieme il peso di quello che c’è da fare nella scuola. E ciò che non è necessario lo elimino». Don Villa ci spiega che tutti qui collaborano: a turno i bambini puliscono le aule, apparecchiano e sparecchiano in mensa, «così non hai bisogno di personale che si occupi a pagamento della pulizia. Non ho bisogno del secondo cuoco [il primo è lui stesso; ndr], basta sapersi organizzare un po’. I genitori, poi, non accettano che la mensa del loro figlio sia gratuita: pagano, ed ecco che un po’ di costi rientrano». E il doposcuola? «Molti insegnanti si offrono gratuitamente!». Insomma, sembra proprio che qui le regole saltino. C’è stato un periodo in cui l’Inps non capiva come nella scuola media di Tarcento potessero andare avanti le cose. Cercava la frode. Ma ha dovuto convincersi che era tutto in regola.

Non abbiate paura
Il progetto educativo è molto semplice e lo si può trovare all’inizio del libretto scolastico degli alunni. Il primo articolo è una frase del Papa: «Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Cristo sa cosa c’è dentro l’uomo, solo lui lo sa». «Questo è l’obiettivo della cooperativa Scuola Nuova – commenta don Villa -. E quando il punto di riferimento è chiaro, ti muovi di conseguenza. Per noi questo punto è: dobbiamo diventare simili a Lui. Tutti quanti, piccoli e grandi. Allora io che suono la campanella e sto da questa parte della cattedra devo fare la scuola con te che sei un bambino e devi imparare. La strada è la stessa. Tutte e due non abbiamo voglia, ma io che sono più grande ti spiego perché è giusto iniziare la lezione e impegnarsi. L’educazione diventa, quindi, lo sviluppo della nascita della persona. Farla nascere è semplice: è farla crescere che diventa difficile, ma è un’avventura comune».
Nel libretto scolastico ci mostra delle pagine a quadretti: «Qui c’è posto per le note “positive” (B) e negative (N). Dopo dieci note B, hai diritto a un bonus per un panino».

Davanti a un microfono
Il tempo a disposizione è scaduto. Ci incamminiamo verso i locali della presidenza e della segreteria. Ai muri, dei quadretti incorniciano carta ormai ingiallita dal tempo. Don Villa ce li mostra: «Questa è una cartolina di Sacharov del 1986. Ci dicevano di scrivere oltre cortina per far sentire che noi eravamo con loro. E lui ha risposto con questo “Gracie mille”. L’ultimo incornicia un foglietto scritto da un bambino, e don Villa ce lo fa leggere con tenerezza. Più o meno dice così: «Caro don Villa, volevo dirti che domani non potrò venire a scuola perché devo andare in tribunale per il divorzio dei miei genitori».
Ma la cosa più interessante avviene un quarto d’ora prima della fine delle lezioni: negli uffici della preside, intorno a un tavolino, don Villa e un rappresentante per classe si riuniscono e parlano a un microfono che trasmette direttamente nelle classi. Parte una sigla cantata ad hoc da Carlo Pastori e Roberto Abbiati, poi don Villa legge dai quaderni di classe, dove i bambini possono scrivere liberamente queste osservazioni: «Questa è Miriam: “Oggi è una bella giornata, spero che sia così anche domani”», oppure: «Scrive Anna: “Il riso oggi era veramente buono” e ha ragione, non trovate?», rivolgendosi ai tre di fronte a lui. «Don Villa – dice uno di loro -, domani ci sarà la pizza?». «Dunque – risponde il sacerdote -, ho visto che hanno comprato il lievito, di farina ce n’è, mozzarella anche… è molto probabile». Urla di gioia dalle classi. Tutto questo è Radio Camilla, la radio di don Villa!

Paola Ronconi

TRATTO DA: “Tracce n. 4 aprile 2004” (http://www.tracce.it/?id=266&id2=219&id_n=6102)

PARLANO DI NOI

ultima modifica: 2016-02-24T22:58:58+01:00da camillo-scuola